lunedì 7 aprile 2008

BUON COMPLEANNO, GRANDE CAPITANO

È semplice parlare di chi non c’è più, nella ricorrenza della sua scomparsa; come è altrettanto difficile usare le parole giuste, per ricordare un grande uomo. Nel voler evitare tali errori, il redattore, stavolta, si fa da parte e lascia la parola ai protagonisti. Nel giorno del 53° compleanno del grande capitano della Roma degli anni ’80, Agostino Di Bartolomei. Grazie ai ricordi del suo compagno di squadra in giallorosso dal 1980 al 1984, Ubaldo Righetti; e alle interviste rilasciate da Ago, negli anni ’70, al Guerin Sportivo e conservate dal sito asromaultras.it, parleranno solo i primi attori di quel tempo. DiBa nasce a Roma, nel quartiere Tor Marancia e fin da bambino comincia a manifestare grandi doti nel giocare a pallone. “Nei miei ricordi la prima immagine che ritrovo di me stesso è di un trottolino di cinque anni che, sulla spiaggia di Ostia, tira calci ad un pallone a tutto spiano e di un padre premuroso che cerca di insegnargli le posizioni migliori. Avevo circa 13 anni quando l’OMI, una società sportiva romana, voleva che firmassi il ‘cartellino’. Andando a giocare un torneo di giovani speranze a Chieti, però, litigai con i dirigenti. Ero stato notato da alcune squadre nel Nord, tra cui il Milan, e la società non mi faceva giocare per non farmi esibire fino a che non si fosse assicurata la mia firma. A qual punto, poco scaltro e schifato dagli intrallazzi che già si creavano intorno ad un ragazzino che ha solo voglia di giocare al calcio e basta, tornai a gareggiare per la squadra della scuola. Finché dopo sei mesi si presentò il mio amico Camillo che voleva farmi fare a tutti i costi un provino con Herrera”, racconta Di Bartolomei.
Poco dopo, l’arrivo alla Roma. “Da lì ho cominciato a venire su pian piano. Dai giovanissimi agli allievi. Poi tra gli allievi regionali e finalmente qualche partita nella squadra primavera. Poi definitivamente in primavera e qualche partita in De Martino. Praticamente Herrera mi ha preso all’esordio negli allievi e mi ha portato fino alla serie A”, ricordava. Una grande emozione, il salto fra i grandi a San Siro. “Era il 22 aprile del 1973. Avevo da poco compiuto i 18 anni. Era il giorno di Pasqua contro l’Inter a San Siro. Cordova era malato e io lo sostituivo. Ho provato una enorme soddisfazione ma ho capito subito che la prima squadra era un’altra cosa, c’era tanto lavoro da fare. Pesavo 66 chili: ero uno scheletro. Dopo un’altra partita in prima squadra tornai in primavera e conquistati il primo titolo italiano, insieme a Francesco Rocca”. Scelse la Roma e il calcio, Agostino, “perché era una passione, una cosa che avevo nel sangue – racconta al Guerin -. Se fosse stato il contrario non avrei mai raggiunto alti livelli. Per Ubaldo Righetti, Agostino era un autentico leader in campo. E’ stato importante nella mia formazione, nei comportamenti; fin dai primi tempi in cui arrivai in prima squadra. Lui era un simbolo, un’immagine, un capitano e un trascinatore. Bastava un suo sguardo per capire. Non dimostrava il suo affetto dicendo ‘Ti voglio bene’, ma dava degli scappellotti, dei pizzichi, anche a farti male. Era il suo modo di essere. Una vera bandiera”.
Era un ragazzo riservato, il capitano del secondo scudetto, un uomo posato e attento agli altri. “Sto sempre sulla difensiva. Prima di sbagliare o di parlare invano ci penso su dieci volte. Sono molto geloso della mia vita privata; è una forma di difesa e non di sfiducia. Cosa vuoi, ieri nella polvere oggi sull’altare, il mondo del calcio è così”, il pensiero di Ago. Roba d’altri tempi. “Un uomo che manca al calcio – commenta (amaramente) Righetti come tutti i grandi della Storia della Roma, manca davvero. Adesso lo vedrei bene certamente come dirigente di una società di calcio. Come giocatore forse farebbe fatica, nel modo di giocare odierno; ma come tanti, del resto. Era un po’ lento, ma sopperiva alla grande, giocando ‘di prima’ e facendosi sempre trovare smarcato. Era un uomo di vera sostanza”.
Aveva ideali sinceri, DiBa, ed era una persona solida. Credo nell’amicizia, nel dare. Credo nel mio carattere. Credo in me stesso. Credo in Dio”, confessava negli anni ’80. Gran personaggio, Agostino. E in troppo pochi lo hanno capito, anche e soprattutto nella Roma. Ma la gente giallorossa è sempre stata dalla sua parte. Dalla parte di Agostino Di Bartolomei, nato a Roma l’otto aprile 1955. Per tutti, Ago o DiBa. Un uomo cui è consentito dire solo ‘grazie’.
da romanews.eu
Benedetto Saccà



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